L’energia e la voce, percorsi individuali di crescita nella voce

Che cosa è la tua voce? Un flusso di suoni prodotto per esprimere parole e pensieri, o magari lo strumento per il canto o la recitazione. La tua voce è molto di più: è uno strumento di trasformazione e di crescita.

Puoi conoscerla, entrarci dentro, lasciarti pervadere dalla sua vibrazione, esplorarla con esercizi di respirazione, di vocal toning, di canto libero.

Intraprendere un percorso individuale “L’energia e la voce”, di persona o online, significa cercare una nuova via per conoscere te stesso e per evolvere. Strada facendo sentirai che la tua voce trasforma la fatica in slancio, la pesantezza del cuore in apertura e accoglienza, il suono in canto.

Devi solo volerlo, poi sarà la tua voce a guidarti.

Per saperne di più: 333 4631241.

Vocal Healing, guarire con la voce.

Che cosa significa “guarire con la voce”?

Usare la voce consapevolmente può essere un balsamo per noi stessi: il respiro si allarga, il battito cardiaco si armonizza, il cervello produce ormoni del benessere. La mente, poi, gradualmente si alleggerisce dei pensieri faticosi, il traffico mentale si azzera, finalmente il silenzio.

Usare la voce serve a fare spazio dentro e fuori: quando sgombriamo il corpo e la mente dalle fatiche, solo allora possiamo veramente ascoltare quello che accade.

L’universo, le energie che si muovono in esso ci parlano, continuamente… e il vuoto creato con la voce è la condizione ideale per poter ascoltare e ricevere: intuizioni, momenti di rivelazione, aperture nuove.

Ecco il significato del “Vocal Healing”: guarire il corpo e la mente affinché l’anima possa tornare a creare, giocare il suo ruolo di creatrice nell’universo.

Traffico mentale, ci caschiamo tutti…

Succede a tutti, o quasi.

La nostra mente è sempre impegnata in pensieri, pensieri, pensieri… legati al lavoro, alla famiglia, alla salute, ai propri cari… è un chiacchiericcio incessante, è il “traffico mentale“. Ci si angoscia per quanto è già accaduto, ci si preoccupa per quanto potrebbe accadere.
Il traffico mentale è insieme causa e sintomo di stress.

Concentrarsi sul proprio respiro è un primo modo, il più semplice, per interrompere questo circolo vizioso: divenire consapevoli dell’inspirazione e dell’espirazione. Se a questa pratica si associa il VOCAL TONING, creando suoni con la voce, vocali o humming, i pensieri nella mente si diradano rapidamente, facendo posto solo al momento presente.

E’ uno degli effetti più diffusi ed immediati del VOCAL TONING e dà subito un senso di benessere e di equilibrio.

Il corpo è rilassato, il cuore è calmo, la mente è serena.

So Ham, il mantra sacro del respiro.

L’attività mentale è incessante. La mente continuamente discute con se stessa e si logora su cose che non esistono più, ma altrettanto immagina avvenimenti che devono ancora accadere, distorcendoli con ansia e paura.

L’attività mentale disordinata crea nel corpo una serie di tensioni e contrazioni, dei muscoli e degli organi: la fronte è contratta, le sopracciglia  aggrottate, i denti spesso sono serrati o le spalle contratte…
Ultimo, ma più importante: il respiro spesso è trattenuto, superficiale e corto.

Lascia allora affiorare “So – Ham”, il mantra sacro del respiro: il suo significato, IO SONO QUELLO, indica la connessione profonda di ognuno con l’Universo intero.

Accompagna ogni inspirazione con il suono “So”, ed ogni espirazione con il suono “Ham”. Osserva come così facendo le tensioni diminuiscono e il respiro diventa spontaneamente più profondo e consapevole. Continua per alcuni minuti fino a che il mantra si ripete da sé…

So-Ham è l’essenza sottile del respiro. Ascolta il tuo respiro mentre ripete SSSOOO inspirando e HAAAAMMM espirando. Ripeti mentalmente il mantra finchè non diventa naturale, familiare. Un mantra “muto”, e potentissimo.

I momenti migliori per ripeterlo sono proprio quelli in cui avvertiamo la tensione, quando ci sembra che una certa situazione ci stia sopraffacendo o prendendo un po’ troppo la mano. Bastano un paio di minuti durante la giornata ogni volta che sentiamo la necessità di ritornare dentro noi stessi, per dare un momento di quiete alla mente.

La Sirenetta, ossia rinunciare alla propria voce.

Tutti conosciamo la Sirenetta, ma pochi sanno che il film di Disney non rispetta il finale della fiaba originale di Hans Christian Andersen.

Gran parte della trama è uguale: Ariel rinuncia alla voce in cambio delle gambe perché, innamorata del bel principe Eric, vuole vivere con lui. Eric però si innamora di un’altra ragazza e, nella storia originale, la sposa… quindi Ariel, disperata, si tuffa in mare e si dissolve diventando schiuma sulle onde. Nel finale viene trasformata in una figlia dell’aria, un essere invisibile, con la promessa di ottenere un’anima e volare in Paradiso dopo 300 anni di buone azioni.

Ecco, Ariel rinuncia alla sua voce, ossia all’espressione del suo vero sé, per farsi accettare dal mondo umano. Nega se stessa per conformarsi alle aspettative degli altri pensando di trovare in questo la felicità, ma alla fine si dissolve, negata per sempre. E anche la condanna a vivere una vita da invisibile in attesa di un paradiso promesso non sembra una grande prospettiva.

La storia originale, con un finale impensabile per un film di Disney, porta con sé una riflessione: quante volte si rinuncia a se stessi per essere accettati, si nega la propria essenza per compiacere, ci si nega la possibilità di essere autentici?

Se penso alla Sirenetta, mi dico che non ne vale la pena…

Il suono semplice e profondo dello Humming

Lo Humming, o “mormorio”, è uno dei suoni più semplici e naturali che una persona possa produrre con la voce, eppure (o forse, proprio per questo) ha effetti significativi e profondi.

Sì, proprio quello MHHHH che inconsapevolmente emettiamo spesso, per assentire, per esprimere apprezzamento o piacere e in tante situazioni.

Se generato in modo consapevole, mirato e prolungato, lo Humming è alla base del Vocal Toning e, nella sua semplicità, produce effetti straordinari: agisce a livello fisico, riduce lo stress, induce calma e aumenta il sonno, riduce la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna, aumenta la circolazione linfatica e crea nuovi percorsi neurali nel cervello.

Inoltre induce la produzione di potenti neurochimici quali l’ossitocina (l’ormone “della felicità”), e il rilascio di endorfine e ossido nitrico, un neurotrasmettitore fondamentale per la salute e il benessere.

Al cuore della salute e della guarigione sono le energie del corpo. Al cuore delle energie del corpo è la vibrazione. Lo Humming crea vibrazioni che promuovono la salute, la guarigione e la coscienza più alta.

Utilizzato anche nella meditazione e nello yoga, lo Humming è al cuore dell’Om, Aum o Hum delle tradizioni indù e tibetane.

 

Per approfondimenti consiglio il libro “The Humming Effect” di Jonathan Goldman, il pioniere del Vocal Toning nella cultura occidentale.

Che cosa c’entra la voce con il cortisolo, l’ormone dello stress?

Il cortisolo è l’ormone simbolo dello stress perché la sua produzione aumenta, appunto, in condizioni di stress psico-fisico severo, per esempio dopo esercizi fisici estremamente intensi, oppure in situazioni di stress costante e prolungato. La produzione di cortisolo determina, tra l’altro, l’aumento della pressione sanguigna, la riduzione delle difese immunitarie e l’aumento di glicemia e grassi nel sangue.

Il nostro quotidiano, è inutile negarlo, spesso è segnato dallo stress, dai mille impegni, dal tempo che non basta mai… il cortisolo nel sangue aumenta, mentre malessere emotivo e malessere fisico vanno di pari passo.

Ma cosa c’entra la voce?

La voce è un alleato potente per contrastare questo stress: usare la voce semplicemente per cantare o, in modo mirato, per generare vibrazioni all’interno del corpo ha un effetto altamente positivo perché riduce il livello di cortisolo nel sangue, induce la produzione di ormoni e neurotrasmettitori legati al benessere quali ossitocina e dopamina, normalizza il battito cardiaco e rilassa il sistema nervoso e muscolare.

Scopriamo quindi che il detto popolare “canta che ti passa” ha basi scientifiche insospettate… Allora usiamo la voce, cantiamo, facciamo Vocal Toning, ci aiuterà certamente a stare meglio.

Incontro di gruppo di Vocal Toning… “ma, ESATTAMENTE, che cosa si fa?”

Quando parli a qualcuno del Vocal Toning, o magari proponi di partecipare a un incontro, la domanda è sempre la stessa: “ma, ESATTAMENTE, che cosa si fa?”. Ecco come si svolge un incontro di Vocal Toning.

Dopo qualche esercizio di respirazione e scioglimento muscolare molto blando, ci si siede in cerchio e comincia un percorso guidato di emissione di suoni che agiscono su specifiche parti del corpo (associate ai chakra), con l’intento di ottenere rilassamento fisico e mentale.

L’operatore che conduce l’incontro guida nella respirazione e nella produzione dei suoni, intensifica gli effetti suggerendo immagini e aiuta a decodificare i segnali che il corpo ci manda durante e dopo la pratica.

L’esperienza del gruppo dona sostegno e condivisione, l’unirsi di voci e vibrazioni diverse ma in armonia sospende i confini e dà vita a un’energia nuova.

L’incontro si conclude con un momento di accoglimento, distesi con una coperta, in cui si lascia che le vibrazioni continuino ad operare, mentre l’operatore intona un canto di guarigione.

Vocal Toning, un viaggio nella voce

Il Vocal Toning è un viaggio nella voce che ha lo scopo di costruire uno spazio per noi stessi, uno spazio interiore, creare un luogo sacro e privato che nessun altro potrà conoscere e al quale potremo tornare ogni volta che vorremo.

Praticare Vocal Toning è molto di più che semplicemente utilizzare la propria voce per il rilassamento – che già di per sè sarebbe un ottimo scopo. E’ intraprendere un viaggio di suoni e di silenzi, di vibrazioni e di slanci.

Ogni viaggio nella voce è unico e a sè, con sfumature sempre diverse e tessiture irripetibili e preziose. Nulla può essere programmato, è un continuo cogliere e far spazio agli spunti che sorgono da noi a tutti i livelli, fisico, emotivo, mentale e spirituale. E’ un concatenarsi di passi, procedere lasciandosi trasportare dalla nostra voce là dove è necessario che ci porti. La voce ci guida, ci fa luce nell’esplorare il nostro mondo interiore

Un viaggio sonoro non richiede di saper cantare, tutt’altro! BIsogna essere pronti a lasciare indietro tutto ciò che si conosce dei suoni, del canto, della musica. Occorre ritornare alla vibrazione stessa, ricontattare il suono primordiale, quello che è dentro di noi come eco dell’universo.

Viaggi leggeri e giocosi, viaggi profondi e catartici, mille e un viaggio, senza mai il rischio di ripetersi.

Più VOCAL TONING, meno stress…

Molte persone scelgono la musica per rilassarsi dopo un lavoro particolarmente impegnativo o in momenti faticosi, e la musicoterapia è ormai riconosciuta come terapia a tutti gli effetti.

Negli anni molto studiosi hanno fornito spiegazioni scientifiche: infatti le vibrazioni sonore possono intervenire in maniera positiva su diversi disturbi, prime tra tutte le patologie collegate allo stress.

È per questo che il sound healing (guarigione con il suono) è sempre più diffuso, tra bagni di gong e massaggi con campane tibetane o di cristallo: sempre più persone si affidano al suono per stare meglio.

Se ascoltare musica e suono ha effetti positivi sullo stress, a maggior ragione produrre suono, ossia cantare, ha effetti positivi sull’umore ed è un potente antistress.

Quando si canta, il cervello rilascia sostanze come serotonina, dopamina e noradrenalina, che regolano il tono dell’umore, e si registrano variazioni a livello ormonale: diminuisce il livello di cortisolo, l’ormone dello stress, mentre il corpo libera ossitocina, l’ormone della fiducia e della socialità.

Se il canto spontaneo ha già di per sé effetti così tangibili e positivi (la natura, quante ne sa!), immaginiamo quanto questi possano amplificarsi se l’utilizzo della voce è consapevole e intenzionalmente orientato alla riduzione dello stress.

Il VOCAL TONING, grazie all’azione della vibrazione della propria voce sul corpo, ha tra li suoi effetti più immediati proprio il rilassamento, ma anche, nel tempo, un miglioramento dell’insonnia e una minor percezione della fatica.

E’ uno strumento prezioso ed efficace sempre a portata di mano, una volta apprese le tecniche: infatti praticare il Vocal Toning, emettendo suoni delicati e continui, o lo “humming”, ossia l’emissione di un profondo suono mmmmh a labbra chiuse può essere fatto ovunque e in qualsiasi situazione, ed i risultati sono assicurati.

Puoi usare il Vocal Toning per alleggerire le fatiche emotive del tuo bambino

Un interessante articolo di Paula Petry, PhD, uno stimolo per imparare la tecnica del Vocal Toning per se stessi e per i nostri figli.

Quando mia figlia era piccola, il Toning era una delle tecniche che usavo per aiutare a ridurre il suo stress e la sua ansia. Quando arrivava a casa da scuola, accarezzavo il campo aurico di mia figlia con la mia voce, facendo risuonare la vocale AAAAAH e sciogliendo così l’ansia del giorno che si era raccolta come una polvere sottile sul suo campo aurico. (…)

Il Toning, una forma di suono-terapia, è la pratica di emettere suoni vocalici per un lungo periodo di tempo per scopi terapeutici o meditativi.

E’ stato sviluppato negli anni ’80 da Jonathan Goldman, noto guaritore con il suono, che ha scoperto una connessione di guarigione tra i nostri chakra, vortici di energia vitale, e i suoni vocalici. E’ stato dimostrato che i suoni creati dalla nostra stessa voce aumentano il livello di ossigeno, la circolazione linfatica, la produzione di melatonina, di ormoni contro il dolore, di ossido nitrico, che rilascia ossitocina e riduce la pressione sanguigna.

Il Toning può essere usato anche per aiutare un’altra persona, in questo caso il proprio figlio. Ovviamente per poterlo fare, è necessario saper praticare il Toning su se stessi.

L’obiettivo del Toning (e di altre forme di medicina energetica) è quello di indurre dei cambiamenti sul nostro campo aurico per promuovere il benessere. Il Toning raggiunge questo obiettivo attraverso il suono, che crea una vibrazione mentre si muove attraverso l’aria. Possiamo sperimentare la vibrazione mettendo le mani vicino alla bocca mentre creiamo il suono. Provate subito. “Oh” come in “go”: puoi sentire quella vibrazione. Questa vibrazione ti aiuta a liberare le energie pesanti bloccate come forme di pensiero negativo, forti emozioni, ferite emotive, tristezza o delusioni.

Come spiega questo articolo, il nostro campo aurico è una replica di ciò che sta succedendo dentro di noi stessi. “Ripulire” il nostro campo aurico è molto più facile che farlo con le nostre “menti”, specialmente con i bambini, poiché la loro capacità di formalizzare ed esprimere i loro pensieri ed emozioni è limitata.

(…)

È interessante notare che i suoni e le vibrazioni che si producono all’interno della bocca hanno un effetto profondo sulle due ghiandole più importanti del corpo: la ghiandola pituitaria (o ipofisi) e la ghiandola pineale, che si trovano appena dietro il palato superiore. L’ipofisi è la ghiandola principale, che agisce su tutte le altre ghiandole, come la gonadi e la tiroide. La ghiandola pineale è considerata il centro delle nostre energie spirituali. Produce melatonina, un ormone che influisce sul nostro sonno e che, calcificando con l’età, può eventualmente causare problemi di sonno quando invecchiamo. La stimolazione di queste ghiandole è come un massaggio profondo dei tessuti, fa fluire le molecole, con importanti effetti a livello biologico.

Infine, potreste divertirvi a far conoscere al vostro bambino il suo campo aurico e l’arte del Toning. È possibile fare Toning insieme, magari durante il bagno serale o poco prima di andare a dormire: il Toning, infatti, calma il corpo e tranquillizza la mente per un sonno riposante.

Paula Petry, PhD. Paula ha conseguito il dottorato in Educazione di bambini con bisogni speciali presso l’Università di Miami. Fondatore e consigliere onorario di “Parent to Parent” di Miami, Paula ha frequentato i programmi Executive Leadership di Harvard per studenti e genitori. E’ un’operatrice di Light Body attraverso la Four Winds Society e ha studiato arteterapia all’Università della Florida, Shands Hospital.

Ha scritto questo articolo per la rivista “Parenting Special Needs”.

Cantare in gruppo è un atto sociale e fa stare bene.

Canto e neuroscienza.
Cantare attiva il lobo destro del cervello, deputato a tutte le attività creative, e ci collega ad un mondo di possibilità.

Traduzione dall’inglese dell’articolo di Cassandra Sheppard: https://upliftconnect.com/neuroscience-of-singing/

Le neuroscienze dimostrano che quando cantiamo i nostri neurotrasmettitori si collegano in modi nuovi e diversi. Cantare accende il lobo temporale destro del nostro cervello, rilasciando endorfine che ci rendono più brillanti, più sani, più felici e più creativi.

Bene… Quando cantiamo con altre persone, questo effetto è amplificato.

Finalmente la scienza lo conferma. Cantare fa davvero bene, e le ricerche più recenti suggeriscono che il canto di gruppo sia il più esaltante e trasformativo di tutti.
Le sensazioni positive che proviamo cantando in un gruppo sono una sorta di “ricompensa evolutiva” per il fatto di stare insieme in modo cooperativo.
La ricerca suggerisce che il fatto di fare musica insieme si è evoluto come strumento di vita sociale. Gruppi e tribù hanno cantato e ballato insieme per generare lealtà nel gruppo, creare un patrimonio comune di informazioni vitali e tenere lontani i nemici.

La scienza sostiene il canto
Ciò che non era stato compreso fino a poco tempo fa è che il canto in gruppo provoca contemporaneamente in tutti il rilascio di serotonina e ossitocina, l’ormone della socievolezza, e sincronizza anche i battiti del cuore. Cantare in gruppo stimola le persone a superare l’approccio del “ciascuno per sé”. Nel suo libro “Armonia imperfetta: trovare la felicità cantando con gli altri” (Imperfect Harmony: Finding Happiness Singing with Others), Stacy Horn definisce il canto: “il tranquillante perfetto, del tipo che calma i nervi ma allo stesso tempo eleva lo spirito”.

Il canto rende felici
Per un decennio, la scienza ha tentato di spiegare come il canto possa avere un effetto calmante ed insieme energizzante sulle persone. Numerosi studi dimostrano che cantare rilascia endorfine e ossitocina – che a loro volta alleviano ansia e stress e sono connessi a sentimenti di fiducia e legame.
Cantare aiuta le persone con depressione e riduce il senso di solitudine, lasciando le persone rilassate, felici e connesse. Inoltre, i benefici del canto praticato regolarmente si intensificano. Le persone che cantano hanno ridotti livelli di cortisolo, il che indica minor stress.
(…)

Chiunque può cantare
Una delle grandi cose del canto è che ne puoi ricevere i benefici anche se non sei bravo
. Uno studio ha mostrato che il canto di gruppo può produrre sensazioni soddisfacenti e terapeutiche anche quando il suono prodotto dallo voce è di qualità mediocre.
Tania de Jong, cantante e fondatrice di Creativity Australia, ha efficacemente sfruttato questa caratteristica del cantare insieme per far stare bene tutti i membri del gruppo, indipendentemente dalle loro capacità canore.
Il progetto dell’organizzazione With One Voice riunisce regolarmente una varietà di persone per cantare. L’euforia di gruppo viene sfruttata permettendo alla naturale creatività delle persone, innescata dalla sessione di canto di gruppo, di generare nuovi livelli di supporto, connessione e opportunità per la comunità. Tania dice:
Una delle grandi cose del canto è che ti connette al lato destro del  cervello. Questa è la parte deputata all’intuizione, all’immaginazione e a tutte le nostre funzioni creative. Ci collega a un mondo di possibilità. Nella vita moderna siamo costantemente bombardati da così tante informazioni che elaboriamo e analizziamo. Tendiamo a rimanere bloccati nel lato sinistro del cervello, quello che svolge la funzione di elaborare le informazioni. Quindi diventa fondamentale coltivare le caratteristiche degli esseri umani che ci distinguono dalle macchine, ed il modo migliore per farlo è cantare”.

Canta ovunque, in qualsiasi momento
Questi benefici sono gratuiti e accessibili a tutti. Abbiamo tutti una voce. Tutti possiamo cantare, anche se pensiamo di non essere capaci.
C’è stato un tempo in cui tutti erano abituati a cantare. Si cantava in chiesa, attorno ai fuochi dei campi, a scuola. Mentre il canto di gruppo sta vivendo una rinascita, molti di noi non cantano più. Ad un certo punto qualcuno ci ha detto di stare zitti o che non eravamo capaci. La cantante inglese e direttrice di coro Sophia Efthimiou suggerisce che il canto è molto personale, un’espressione di suono che proviene da dentro di noi, quindi non possiamo fare a meno di prendere queste critiche molto personalmente e di lasciarle attecchire.
(…) Essere davvero stonati è relativamente raro e significa che non si è in grado di riconoscere una canzone. Se riesci a riconoscere una canzone, non sei stonato, semplicemente non sei abituato ad ascoltare e cantare. Sophia chiarisce:
Quando la nostra voce emette la nota sbagliata possiamo sentirci malissimo, come se fosse un riflesso del nostro valore personale. Ma se puoi parlare, puoi cantare”.

Alzare la voce
La cantante d’opera statunitense Katie Kat incoraggia tutti a cantare molto più spesso, indipendentemente dalle nostre capacità percepite.
Il canto aumenta la consapevolezza di sé, la fiducia in se stessi e la capacità di comunicare e con gli altri. Diminuisce lo stress, ci conforta e ci aiuta a forgiare la nostra identità e ad influenzare il nostro mondo. Quando canti, la vibrazione musicale si muove attraverso di te, alterando il tuo stato fisico ed emotivo. Il canto è innato, antico e dentro tutti noi. È davvero una delle cose terapeutiche più efficaci che possiamo fare. Continua Katie: tuttavia, la società ha distorto le opinioni sul valore del canto. Il canto è diventato qualcosa riservato ai talenti d’élite o alle star, qualcosa che fa pensare a produttori, management, concerti – lasciando tutti gli altri con critiche distruttive della loro voce. Il canto, invece, è istintivo e necessario per la nostra esistenza. Non devi essere un cantante straordinario per godere dei benefici biologici del canto, e con la pratica i benefici aumentano.

Cantare crea una connessione

(…) Uno dei miei i ricordi preferiti del canto di gruppo è la vecchia tradizione scozzese a Capodanno di cantare “Auld Lang Syne”. Mia nonna e tutti i suoi amici si raccoglievano in un grande cerchio poco prima di mezzanotte. Tutti si tenevano per mano, e poi all’inizio del verso finale si tenevano per mano in un grande e solido abbraccio: quando la canzone finiva, tutti si precipitavano al centro, ancora tenendosi per mano. Era molto divertente e da giovane mi sentivo al sicuro, incluso e amato in quel circolo di cantanti. La frase “auld lang syne” si traduce approssimativamente come “per amore dei vecchi tempi”, e la canzone parla del preservare vecchie amicizie e ripercorrere gli eventi dell’anno. Una tradizione che vale la pena di far rivivere, considerando i benefici del canto in un gruppo.

Sospirare, un atto istintivo e liberatorio…

Nei momenti particolarmente faticosi, fermati un attimo e lascia andare un bel sospiro…

Il sospiro, che possiamo chiamare anche “respiro potenziato”, è una inspirazione lenta e profonda, trattenuta per un attimo e seguita da un’espirazione leggermente prolungata. Ciò consente di introdurre nei polmoni più o meno il triplo dell’aria rispetto al respiro normale, con benefici evidenti non solo sulla regolazione della ventilazione polmonare, ma anche su quella nervosa del respiro. Si può dire che il sospiro è un vero e proprio reset respiratorio.

Sul piano emotivo, i sospiri evidenziano un cambiamento di stato interiore: l’esempio più comune è il “sospiro di sollievo”, che indica il passaggio dalla paura al rilassamento. Grazie al sospiro il corpo si rigenera, rilasciando l’emozione negativa provata, sia essa fatica, angoscia, o stress.

Dal punto di vista scientifico, si suppone che il sospiro sia un gesto in grado di stimolare l’amigdala, vero centro di regolazione tra emozioni e respirazione.

Il nostro respiro si adatta continuamente ai momenti che viviamo (parlare, dormire, lavorare, correre), e il sospiro rappresenta la valvola di sfogo che ci permette di mantenere un buon equilibrio. In condizioni di stress o di ansia, il sospiro è un “gesto” istintivo in grado di attenuare la pressione.

E allora sospira, liberamente, emettendo un suono sull’espirazione che renderà questo semplice gesto spontaneo ancora più efficace per liberarsi delle emozioni che gestiamo con difficoltà. Lascia andare, sospira!

La tua voce, un alleato importante durante la gravidanza e il parto.

Apprendere il VOCAL TONING con lo yoga prenatale può aiutare in gravidanza e portare ad un parto più facile.

Alcuni insegnanti di yoga prenatale integrano le loro lezioni con il Vocal Toning, una tecnica che può aiutare a sopportare le contrazioni e anche alleviare il dolore durante il travaglio. In genere, la risposta del corpo al dolore è quella di contrarsi, che è controproducente durante il travaglio. Ma creare un suono basso e sostenuto nella gola aperta rilassa il canale del parto e la parte inferiore della pancia, permettendo alla cervice di dilatarsi più facilmente e con meno dolore.

“Le vibrazioni creano uno spazio interno, diminuendo l’intensità della sensazione”, spiega Janice Clarfield, insegnante internazionale di yoga prenatale con sede a Vancouver, nella British Columbia.

Clarfield riferisce che il 100% delle future madri che hanno seguito il suo corso dicono che usare la voce in questo modo è stato lo strumento più prezioso che hanno appreso nel percorso. “È una reazione intuitiva e istintiva durante il travaglio che purtroppo è andata persa.” afferma Nancy Rosensweig, ostetrica certificata di New York City. “Fare pratica durante la gravidanza può aiutare ad arrivare più pronte al parto e a farlo in modo corretto”.

Un paio di consigli base, da approfondire con l’insegnante:

1) Inspira profondamente, quindi rilasciare il suono “ö” in tono basso. Lascia che il suono duri finché hai fiato, quindi ripeti continuamente. Provalo con le altre vocali e nota quale risuona di più in te.

2) Chiedi al tuo partner di produrre lo stesso suono insieme a te. Questo non solo ti supporta, ma “il bambino è rassicurato ascoltando le voci di entrambi i genitori”, afferma Clarfield.

L’originale dell’articolo al link

https://www.fitpregnancy.com/pregnancy/labor-delivery/say-easier-labor

 

Mantra, il suono efficace…

La parola mantra è intraducibile, ma il suo significato può essere reso con “strumento che modifica il pensiero” o “suono efficace“. E infatti il mantra ha un potere trasformativo perchè modifica la consapevolezza della mente, l’effetto che crea va al di là del significato letterale. Cantare mantra è un modo semplice e immediato per entrare in contatto  con se stessi, con la parte più pura e incontaminata di se stessi.

Spirito e corpo si ri-armonizzano attraverso il suono, e questa armonizzazione ha effetti fisici rilevabili, a livello cardiaco, circolatorio, respiratorio. Il cuore viene “massaggiato” attraverso la respirazione profonda creata dal canto, rilassando il sistema nervoso e le rigidità del corpo e portando un senso di diffuso benessere. Inoltre lavora sulla produzione di neurotrasmettitori e ormoni, influendo anche a livello emotivo.

Il canto del mantra apre il cuore e riporta equilibrio tra l’emisfero destro e quello sinistro del cervello, cioè tra la parte emozionale e quella dei pensieri: questo ha effetti sulle nostre decisioni, ci orienta verso scelte più “sane” per noi stessi.

La parola “mantra” spesso viene collegata ad una religione, o interpretata come una preghiera. Anche se il canto del mantra in sè non è religioso, esso aiuta però a ritrovare la relazione con il Divino che abbiamo perduto.

Questa pratica esiste da millenni e nasce in gruppo, di solito intorno alla figura di un Maestro. La sensazione di pienezza che si avverte immergendosi nella vibrazione del mantra nasce dal contattare un’energia che è condivisa da moltitudini di persone da tempo immemorabile.

Non è necessario saper cantare, neppure avere esperienza di meditazione: non conta la cultura, la religione, l’età. Conta il desiderio di aprire il cuore, di centrarsi in modo spontaneo e non faticoso. Conta il voler star bene.

Il canto corale può insegnarci molto sulla leadership

L’anno scorso, 40 studenti dell’Università di Chicago, docenti e personale amministrativo si sono riuniti alla business school per un insolito workshop sulla leadership. Invece di una lezione o di esercizi in piccoli gruppi, il professore di management Harry Davis ha messo tutti in piedi e ha formato un coro.

“Una delle mie motivazioni è convincere le persone a provare cose nuove”, dice Davis, che dirige un centro di leadership presso la Booth School of Business dell’università.

Davis, che un tempo era membro del Dartmouth Glee Club, spesso incorpora le discipline umanistiche nei suoi programmi di studio per far sì che gli studenti con una mentalità imprenditoriale possano ampliare le loro prospettive. “Guardando alle arti dello spettacolo, c’è un’enorme quantità di valore che può essere presa in termini di sperimentazione e di apertura ad altri mondi che possono contenere materie prime utili che potrebbero applicarsi al nostro mondo”, dice.

La maggior parte dei partecipanti ha avuto pochissima esperienza di canto, a parte l’occasionale serata karaoke. Ma l’obiettivo, dice Davis, non era quello di formare cantanti professionisti. Piuttosto, voleva che il gruppo usasse il canto come esperienza di apprendimento. “Nel bene e nel male, il mondo è diventato più specializzato”, riflette Davis. “Abbiamo bisogno di specializzazione, ma anche di ampiezza, di ampliare gli ambiti in cui ci muoviamo”.

Ci sono proposte simili che usano il disegno come strumento di apprendimento. Lo storico del disegno D.B. Dowd alla Washington University di St. Louis, nel suo libro “Stick Figures: Disegno come pratica umana” afferma che mettere la penna su carta non è tanto una questione di prestazioni quanto di processo.

Che tipo di incoraggiamento ha dato Davis a coloro che erano inorriditi dall’idea di cantare in pubblico? “Le difficoltà nascono prima, da quando ci vien detto che siamo stonati, ma in realtà molti di noi possono cantare”, dice. “A volte siamo prigionieri di molte storie che portiamo in giro con noi”.

LEZIONI DI LEADERSHIP DALLA PRATICA CORALE

Cantare in un coro, a quanto pare, fornisce infinite lezioni (e metafore) per i manager. Vulnerabilità, agilità, agilità, fiducia, coaching, lavoro di squadra, fallimento e generosità. Ma forse l’aspetto più importante riguarda l’ascolto.

“Insegniamo la musica per essere persone migliori e per imparare come ascoltarci reciprocamente”, spiega Mollie Stone, direttore di coro e docente presso il dipartimento di musica dell’Università di Chicago, che ha aiutato Davis a dare forma al workshop.

In un coro, non si tratta di sopraffare un’altra voce, ma di regolare la propria melodia per creare un’armonia, dice Patty Cuyler, co-direttore di Village Harmony, un’organizzazione che riunisce cori comunitari in giro per Chicago e che ha anche contribuito a facilitare la classe all’Università di Chicago. “È la somma delle parti: non contano tanto gli individui quanto quello che si fa per far suonare tutti bene”, ha spiegato. “Se questo non è un grande modello per lavorare in un’azienda, non so che cosa lo sia”.

Stone ha scelto di proposito un repertorio eclettico, a partire da una melodia Zulu. Imparare una canzone in un’altra lingua insegna a prestare maggiore attenzione alle sfumature culturali: come le parole sono enunciate o come la lingua rotola per creare un suono particolare, spiega Stone. “Ciò che è così magico del fatto di imparare come si impara la musica di un’altra cultura è che ti toglie l’attenzione da te stessa”, dice. “Sei impegnato ad ascoltare dettagli così complessi!”.

Dopo tre ore di prove, il gruppo si è esibito insieme davanti a un pubblico e si è guadagnato il loro applauso.

CANTARE IN UFFICIO

L’idea di cantare in un ambiente di lavoro non è appartiene solo alla Booth School. Infatti, molte aziende danesi, come la startup di comunicazione Zetland, iniziano la loro giornata cantando una canzone popolare tradizionale. I danesi credono che il canto di gruppo favorisca un senso di cameratismo e di identità comune tra i dipendenti. Il sito web danese sul turismo esalta persino i benefici del canto corporativo:

Cantare non è un residuato delle scuole elementari, di una qualche comune o delle chiese. Il canto è salutare: Quando le persone cantano, respirano sempre più in profondità e lentamente. La respirazione profonda, lenta e calma fornisce più ossigeno al cervello e influisce positivamente sull’attività cardiaca. Inoltre, i partecipanti inizieranno a respirare con un ritmo simile e i loro cuori cominceranno a battere contemporaneamente. Il canto corale collega le persone socialmente e crea un legame invisibile – facendo muovere i partecipanti da una “I-perspective” ad una “us-perspective”, da un “io” a un “noi”.

Recentemente ho sperimentato questa bella tradizione danese al TechFest di Copenhagen. All’inizio di un workshop impegnativo, il facilitatore ha invitato tutti a tirare fuori i telefoni e cercare il testo della canzone popolare di Bob Dylan Blowing in the Wind. Sembrava uno strano modo di dare il via ad un raduno internazionale, ma il mio cinismo newyorkese finemente sviluppato non ha potuto competere con un bel coro di voci umane.

La scuola di business Booth dell’Università di Chicago non ha in programma di tenere un altro workshop corale a breve termine, ma si sta dedicando a scoprire ulteriori connessioni tra le arti dello spettacolo e la leadership. Nel 2015, la scuola ha invitato ballerini professionisti per insegnare agli studenti a gestire i fallimenti, e l’anno prossimo uno studioso di teatro sarà inserito nel programma.

Davis sostiene l’idea di formare gruppi corali d’ufficio in più contesti aziendali.

“Passiamo molto tempo ad insegnare alle persone a diventare leader migliori, ma non facciamo nulla per renderli seguaci migliori”, dice Davis in un breve video sul workshop. “Diventare un seguace è assolutamente necessario….Quello che si scrive sulla leadership riguarda il solista, ma siamo tutti pari in questa esperienza da coristi”.

 

Traduzion dall’inglese dell’articolo pubblicato su https://qz.com/work/1491154/what-chorale-singing-can-teach-us-about-leadership/

Cantare, un’attività complessa e benefica per il cervello.

Cosa succede al cervello quando cantiamo? Ce lo spiega Prof. Sarah Wilson dell’Università di Melbourne.

Ciò che notiamo quando valutiamo le funzioni neurologiche di una persona che canta è che aree molto estese del cervello si illuminano, ovvero si attivano.

Ciò accade sia che si canti, sia che si pensi soltanto di cantare.
 
Queste aree includono sistemi motori, altri legati all’ascolto, alla programmazione e organizzazione di informazioni, alla memoria, al linguaggio (se cantiamo usando delle parole), e anche aree connesse alle emozioni.
Cantare, inoltre, incrementa (in senso neurologico, ndr) l’empatia e la relazione sociale.
La complessità dell’attività canora è impressionante per il cervello, anche se ad alcuni di noi può apparire un processo relativamente semplice.
 
La cosa notevole dell’atto di cantare è che, mentre lo facciamo, attiviamo il sistema (cerebrale, ndr) di ricompensa. Le emozioni ad esso correlate innescano il rilascio di dopamina, che è la componente chimica del piacere, del benessere.
 
Quindi, se vi piace farlo, cantare è una forma naturale di terapia: risolleva l’umore, innesca il rilascio di dopamina, e allena tutti quei sistemi e network di cui sopra, apportando benefici protettivi per il sistema nervoso, per la nostra salute psicofisica.”

Guarda l'intervento di Sarah Wilson.
Cosa succede al cervello quando cantiamo?

https://www.udemy.com/vocal-toning-sound-healing-through-your-own-voice/

 

Il Vocal Toning va dritto al cuore

Oltre ad avere effetti calmanti ed energizzanti, il canto ha benefici per l’apparato cardiovascolare, perché stimola le variazioni naturali del battito cardiaco. Lo studio sulla piattaforma scientifica online www.frontiersin.org

Che il canto sia un toccasana per la salute non è una novità: è da sempre usato in tutto il mondo come un rituale in moltissime religioni per i suoi effetti rilassanti ed energizzanti. Ma c’è di più: come afferma uno studio pubblicato sulla piattaforma scientifica online www.frontiersin.org, cantare ha anche effetti benefici sull’attività del nostro cuore.

La ricerca si è occupata di studiare come il canto, che implica una forma di respirazione guidata, coinvolga la variabilità del battito cardiaco (HRV) e l’aritmia respiratoria sinusale (RSA), una variazione naturale del battito che avviene durante un ciclo di respirazione: l’accoppiamento di questi fattori infatti, oltre a provocare biologicamente un effetto calmante, favorisce le funzioni dell’apparato cardiovascolare.

Lo studio è stato condotto su 15 ragazzi di 18 anni di ambo i sessi, tutti in buona salute. I soggetti dovevano eseguire vari pezzi, sempre in coro: canticchiare a bocca chiusa un singolo suono, respirando quando ne sentivano il bisogno; cantare un inno respirando liberamente, e infine recitare un mantra e respirare solamente tra una frase e l’altra.

Durante ogni fase dello studio, il battito cardiaco dei cantanti era monitorato insieme alla respirazione, la conduttanza della pelle e la temperatura delle dita. I soggetti eseguivano i loro pezzi sedendo in semicerchio, con gli occhi aperti, dopo aver fatto delle prove.

I risultati dello studio hanno mostrato l’evidente connessione tra tipo di canzoni, respirazione e battito cardiaco. Non solo: cantare all’unisono pezzi con una struttura regolare fa accelerare e decelerare simultaneamente i cuori dei cantanti. In conclusione, cantare in coro produce una respirazione profonda e regolare, che attiva l’aritmia respiratoria sinusale e provoca benefici per l’apparato cardiovascolare, oltre a stimolare l’attività del nervo vago, che regola funzioni quali l’umore, il sonno, l’appetito e la motivazione.

Che cosa è il Vocal Toning?

Il VOCAL TONING appartiene alle tecniche di Sound Healing, ossia guarigione con il suono: la vibrazione della nostra voce, in correlazione con i chakra, agisce a livello e mentale e ci riconnette con il nostro strumento, il corpo.

E’ affine ad altre tecniche di Sound Healing, come bagni di gong o trattamenti con campane tibetane, con una grande differenza: il VOCAL TONING usa attivamente il nostro stesso strumento, rendendoci artefici del nostro benessere. I suoni emessi massaggiano letteralmente il corpo dall’interno verso l’esterno, portando benefici immediati e, se praticati con costanza, duraturi.

Ancora poco conosciuto in Italia, sin dagli inizi degli anni ’80 il VOCAL TONING si è diffuso tra migliaia di persone, negli Stati Uniti come in Europa, che lo hanno utilizzato per la propria salute.

Non serve essere intonati o saper cantare, tutti possono praticare il VOCAL TONING per rilassarsi, eliminare le emozioni negative e ridurre lo stress.

E’ una pratica semplice con risultati significativi e profondi che, in momenti complessi, aiuta a mantenere l’equilibrio interiore ed alleggerirsi delle fatiche emotive.

Perché un blog sulla voce e sul Vocal Toning?

Il Vocal Toning è una tecnica di sound healing (suonoterapia) speciale e diversa per molti motivi…

  • Si può praticare autonomamente, con la propria voce, non serve l‘intervento di un operatore o uno strumento esterno;
  • Si può praticare ovunque, la voce è sempre con noi, ed è la nostra;
  • La voce è gratis, Non serve acquistare nessuno strumento;
  • Ci coinvolge direttamente: scegliere di agire la propria voce per il benessere e l’auto-guarigione è già essere sulla strada verso l’obiettivo.

Ma… per molti (la maggioranza, in verità) la voce è ancora solo uno strumento di comunicazione o di espressione artistica, con il canto o il teatro, ma non c’è nessuna consapevolezza di quale strumento potente ed efficace sia per stare bene.

Per questo un blog sul Vocal Toning… per far conoscere questa pratica, per facilitare l’accesso ad informazioni disponibili in rete solo in lingua inglese, e quindi non immediate per tutti, per entrare in contatto con realtà affini del mondo del sound healing, e più in generale della ricerca del proprio equilibrio interiore.

Ma anche per diffondere la cultura del suono e della musica – non solo della voce – come strumenti di benessere e di evoluzione.

Il potere trasformativo della tua voce – corso online da giovedì 18 marzo.

Se ti chiedono: “che cosa è la voce?”, potresti rispondere che è un flusso di suoni sostenuto dal respiro che usiamo per esprimere parole e pensieri, o magari lo strumento per il canto o la recitazione.

Ma la voce è molto di più: è vibrazione, intenzione, trasformazione.

Sì, la tua voce è uno strumento di trasformazione: bisogna conoscerla, entrarci dentro, lasciarsi pervadere dalla sua vibrazione, azzerando qualsiasi attività mentale; bisogna esplorarla, con esercizi di respirazione, di vocal toning, di canto libero.

Strada facendo sentirai che la tua voce trasforma la fatica in slancio, la pesantezza del cuore in apertura e accoglienza, il suono in canto. Come un antico guaritore, si prende cura amorevolmente del tuo corpo e del tuo spirito, e con questo ti rigenera. Lascia emergere un nuovo te. E’ un percorso stupefacente.

Il potere trasformativo della tua voce è una risorsa preziosa dentro di te, ma non lo sai… ancora. E non serve essere intonati o saper cantare, serve solo la voglia di scoprire quello che la tua voce può fare per te.

Corso di 8 incontri, il giovedì sera alle 20.30 su zoom, dall’18 marzo al 6 maggio. Primo incontro di benvenuto gratuito.

Per informazioni e per ricevere il link di zoom: 333 4631241 o vocaltoningitalia@gmail.com

La voce, meraviglioso mistero e incarnazione della personalità.

La prima manifestazione dell’uomo, nel momento della nascita, è la sua voce. La voce del neonato si fa sentire mentre dichiara: SONO VIVO!

Il bambino cresce, e con l’ampliarsi del suo panorama emotivo cresce anche l’espressività della sua voce. Fin dai primi tempi, inconsapevolmente sperimenta la sua voce, grida, piange, ride a crepapelle senza mai perdere la voce. La varietà di suoni e di espressività della voce di un bambino è stupefacente.

Che cosa succede crescendo, che ne è della voce multiforme del bambino una volta diventato adulto?

La possibilità di espressione, direi la possibilità di usare liberamente la voce, si inaridisce, diventa sterile, fissa e monotona. Ma perché succede? Perché le mille sfumature della voce di un bambino si sono ridotte a una manciata? I diversi colori, i diversi timbri… che fine fanno?

Intrappolati, costretti, questa è la spiegazione.

La voce è diventata una mera funzione: comunicare, raccontare, ordinare, pregare… in queste funzioni restano fiochi barlumi delle possibilità espressive della voce. Il tono piatto della comunicazione, il tono empatico del racconto, la perentorietà dell’ordine, il lamento o il fervore della preghiera. Categorie.

Il mondo variegato e poliedrico della voce del bambino, che esprime un mondo interiore fatto di possibilità, si è irrigidito in categorie, compartimenti non comunicanti tra loro.

La nostra società costringe la voce in ruoli. La inibisce, e con essa inscatola soggetti singoli in categorie che cancellano l’unicità di ogni persona. La anestetizza, ne appiattisce le caratteristiche.

No. La voce non può essere solo questo. La poliedricità che era della voce del bambino può ancora dirompere, emergere dalla calma piatta e inespressiva che è diventata, e tornare ad essere vita. Come il primo vagito del neonato.

La voce è l’incarnazione della personalità.

Sembra un paradosso: la voce, impalpabile, incarna la personalità, le dà forma, le dà vita, la rende percepibile, ne disegna i tratti. Ma questo è la voce: pura sinestesia. Una voce dolce, una voce buia, una voce morbida.

La voce è meraviglioso mistero.

Nada Yoga, “unione attraverso il suono”… è lo yoga del suono.

Nella cultura indiana, il Nada Yoga è una tecnica che cerca la trasformazione interiore attraverso il suono e il tono. Si basa sulla premessa che l’intero cosmo e tutto ciò che esiste – compresi gli esseri umani – consistono di vibrazioni sonore, o nadas.

Il Nada yoga utilizza vibrazioni sonore e risonanze per trattare varie condizioni spirituali e psicologiche. Aiuta anche ad aumentare la propria consapevolezza dei chakra e ad energizzarli. Il Nada yoga è considerato una delle tecniche di meditazione più potenti e fruttuose per calmare la mente. Usare musica e suoni per connettersi a uno stato di coscienza più elevato è una pratica molto comune nelle tradizioni spirituali indù, dove molte delle divinità sono musicisti: Krishna suona il flauto, Saraswati suona la veena e Ganesha ha creato i tamburi tabla.

La pratica di Nada yoga può iniziare con l’ascolto di suoni esterni. Scegliere una musica, armoniosa e preferibilmente solo strumentale, sedere tranquillamente e concentrare tutta la propria attenzione sulla musica.
Una volta che l’attenzione si sposta gradualmente dai suoni esterni ai suoni interni, il praticante si concentra su questi ultimi e la musica esterna può essere progressivamente abbassata.

I suoni interni possono spesso essere percepiti come campane, flauti o un rumore elettrico. Alcuni di questi suoni sono in realtà i suoni del corpo, come il flusso sanguigno o l’energia dei nervi.

Nel Nada Yoga la voce assume un ruolo centrale; la voce manifesta l’espressione più autentica della nostra personalità e delle nostre emozioni, tanto da poter dire che l’individuo si caratterizza maggiormente per il suo “suono”, più che per il modo in cui appare o agisce nel mondo.

Il Nada Yoga però ci dice qualcosa di ancora più radicale: ogni essere non è contraddistinto solo dalla sua voce, unica e irripetibile, ma anche da una vibrazione specifica, la tonica individuale. Quando la nostra voce e la nostra frequenza vibratoria sono allineate, le nostre energie sono nel pieno delle loro potenzialità, con evidenti effetti sullo stato psicofisico della persona.

Chakra o non chakra?

La suonoterapia applica specifiche frequenze di suono e vibrazione a scopi terapeutici e per creare uno stato di benessere nella persona a livello fisico, emotivo e mentale.

La voce umana è il più potente di tutti gli strumenti per raggiungere questo scopo, perché agisce dall’interno, e l’effetto risulta amplificato.
La tecnica che si utilizza si chiama VOCAL TONING: creare specifici suoni vocalici o sillabe, senza parole o melodia, e poi lasciare che le vibrazioni si diffondano nel corpo.

E’ come un massaggio interiore, bisogna provarlo per capire perché non somiglia a nient’altro: percepisci come la vibrazione della voce lavori su singoli punti del corpo, riportandoli in equilibrio.

Nella tradizione religiosa indiana questi punti corrispondono ai chakra, per chi ha familiarità con questo concetto, centri di energia presenti nel corpo che presiedono alle funzioni organiche, psichiche ed emotive dell’individuo. I principali sono sette e sono distribuiti lungo la colonna vertebrale, dall’osso sacro fino alla sommità della testa.

Con il VOCAL TONING si agisce sui singoli chakra con suoni diversi per riequilibrare eventuali scompensi che si traducono spesso in disturbi fisici ed emotivi e in vere e proprie patologie.

Non è necessario avere nozioni sul sistema dei chakra o anche, banalmente, “crederci”: se ci si concentra su un punto del corpo, se si proietta la voce e l’intenzione in quel punto, la vibrazione agisce, chakra o non chakra.