Lo Humming, o “mormorio”, è uno dei suoni più semplici e naturali che una persona possa produrre con la voce, eppure (o forse, proprio per questo) ha effetti significativi e profondi.
Sì, proprio quello MHHHH che inconsapevolmente emettiamo spesso, per assentire, per esprimere apprezzamento o piacere e in tante situazioni.
Se generato in modo consapevole, mirato e prolungato, lo Humming è alla base del Vocal Toning e, nella sua semplicità, produce effetti straordinari: agisce a livello fisico, riduce lo stress, induce calma e aumenta il sonno, riduce la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna, aumenta la circolazione linfatica e crea nuovi percorsi neurali nel cervello.
Inoltre induce la produzione di potenti neurochimici quali l’ossitocina (l’ormone “della felicità”), e il rilascio di endorfine e ossido nitrico, un neurotrasmettitore fondamentale per la salute e il benessere.
Al cuore della salute e della guarigione sono le energie del corpo. Al cuore delle energie del corpo è la vibrazione. Lo Humming crea vibrazioni che promuovono la salute, la guarigione e la coscienza più alta.
Utilizzato anche nella meditazione e nello yoga, lo Humming è al cuore dell’Om, Aum o Hum delle tradizioni indù e tibetane.
Per approfondimenti consiglio il libro “The Humming Effect” di Jonathan Goldman, il pioniere del Vocal Toning nella cultura occidentale.
Quando parli a qualcuno del Vocal Toning, o magari proponi di partecipare a un incontro, la domanda è sempre la stessa: “ma, ESATTAMENTE, che cosa si fa?”. Ecco come si svolge un incontro di Vocal Toning.
Dopo qualche esercizio di respirazione e scioglimento muscolare molto blando, ci si siede in cerchio e comincia un percorso guidato di emissione di suoni che agiscono su specifiche parti del corpo (associate ai chakra), con l’intento di ottenere rilassamento fisico e mentale.
L’operatore che conduce l’incontro guida nella respirazione e nella produzione dei suoni, intensifica gli effetti suggerendo immagini e aiuta a decodificare i segnali che il corpo ci manda durante e dopo la pratica.
L’esperienza del gruppo dona sostegno e condivisione, l’unirsi di voci e vibrazioni diverse ma in armonia sospende i confini e dà vita a un’energia nuova.
L’incontro si conclude con un momento di accoglimento, distesi con una coperta, in cui si lascia che le vibrazioni continuino ad operare, mentre l’operatore intona un canto di guarigione.
Molte persone scelgono la musica per rilassarsi dopo un lavoro particolarmente impegnativo o in momenti faticosi, e la musicoterapia è ormai riconosciuta come terapia a tutti gli effetti.
Negli anni molto studiosi hanno fornito spiegazioni scientifiche: infatti le vibrazioni sonore possono intervenire in maniera positiva su diversi disturbi, prime tra tutte le patologie collegate allo stress.
È per questo che il sound healing (guarigione con il suono) è sempre più diffuso, tra bagni di gong e massaggi con campane tibetane o di cristallo: sempre più persone si affidano al suono per stare meglio.
Se ascoltare musica e suono ha effetti positivi sullo stress, a maggior ragione produrre suono, ossia cantare, ha effetti positivi sull’umore ed è un potente antistress.
Quando si canta, il cervello rilascia sostanze come serotonina, dopamina e noradrenalina, che regolano il tono dell’umore, e si registrano variazioni a livello ormonale: diminuisce il livello di cortisolo, l’ormone dello stress, mentre il corpo libera ossitocina, l’ormone della fiducia e della socialità.
Se il canto spontaneo ha già di per sé effetti così tangibili e positivi (la natura, quante ne sa!), immaginiamo quanto questi possano amplificarsi se l’utilizzo della voce è consapevole e intenzionalmente orientato alla riduzione dello stress.
Il VOCAL TONING, grazie all’azione della vibrazione della propria voce sul corpo, ha tra li suoi effetti più immediati proprio il rilassamento, ma anche, nel tempo, un miglioramento dell’insonnia e una minor percezione della fatica.
E’ uno strumento prezioso ed efficace sempre a portata di mano, una volta apprese le tecniche: infatti praticare il Vocal Toning, emettendo suoni delicati e continui, o lo “humming”, ossia l’emissione di un profondo suono mmmmh a labbra chiuse può essere fatto ovunque e in qualsiasi situazione, ed i risultati sono assicurati.
Le neuroscienze dimostrano che quando cantiamo i nostri neurotrasmettitori si collegano in modi nuovi e diversi. Cantare accende il lobo temporale destro del nostro cervello, rilasciando endorfine che ci rendono più brillanti, più sani, più felici e più creativi.
Bene… Quando cantiamo con altre persone, questo effetto è amplificato.
Finalmente la scienza lo conferma. Cantare fa davvero bene, e le ricerche più recenti suggeriscono che il canto di gruppo sia il più esaltante e trasformativo di tutti. Le sensazioni positive che proviamo cantando in un gruppo sono una sorta di “ricompensa evolutiva” per il fatto di stare insieme in modo cooperativo.
La ricerca suggerisce che il fatto di fare musica insieme si è evoluto come strumento di vita sociale. Gruppi e tribù hanno cantato e ballato insieme per generare lealtà nel gruppo, creare un patrimonio comune di informazioni vitali e tenere lontani i nemici.
La scienza sostiene il canto Ciò che non era stato compreso fino a poco tempo fa è che il canto in gruppo provoca contemporaneamente in tutti il rilascio di serotonina e ossitocina, l’ormone della socievolezza, e sincronizza anche i battiti del cuore. Cantare in gruppo stimola le persone a superare l’approccio del “ciascuno per sé”. Nel suo libro “Armonia imperfetta: trovare la felicità cantando con gli altri” (Imperfect Harmony: Finding Happiness Singing with Others), Stacy Horn definisce il canto: “il tranquillante perfetto, del tipo che calma i nervi ma allo stesso tempo eleva lo spirito”.
Il canto rende felici Per un decennio, la scienza ha tentato di spiegare come il canto possa avere un effetto calmante ed insieme energizzante sulle persone. Numerosi studi dimostrano che cantare rilascia endorfine e ossitocina – che a loro volta alleviano ansia e stress e sono connessi a sentimenti di fiducia e legame. Cantare aiuta le persone con depressione e riduce il senso di solitudine, lasciando le persone rilassate, felici e connesse. Inoltre, i benefici del canto praticato regolarmente si intensificano. Le persone che cantano hanno ridotti livelli di cortisolo, il che indica minor stress.
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Chiunque può cantare
Una delle grandi cose del canto è che ne puoi ricevere i benefici anche se non sei bravo. Uno studio ha mostrato che il canto di gruppo può produrre sensazioni soddisfacenti e terapeutiche anche quando il suono prodotto dallo voce è di qualità mediocre.
Tania de Jong, cantante e fondatrice di Creativity Australia, ha efficacemente sfruttato questa caratteristica del cantare insieme per far stare bene tutti i membri del gruppo, indipendentemente dalle loro capacità canore.
Il progetto dell’organizzazione With One Voice riunisce regolarmente una varietà di persone per cantare. L’euforia di gruppo viene sfruttata permettendo alla naturale creatività delle persone, innescata dalla sessione di canto di gruppo, di generare nuovi livelli di supporto, connessione e opportunità per la comunità. Tania dice:
“Una delle grandi cose del canto è che ti connette al lato destro del cervello. Questa è la parte deputata all’intuizione, all’immaginazione e a tutte le nostre funzioni creative. Ci collega a un mondo di possibilità. Nella vita moderna siamo costantemente bombardati da così tante informazioni che elaboriamo e analizziamo. Tendiamo a rimanere bloccati nel lato sinistro del cervello, quello che svolge la funzione di elaborare le informazioni. Quindi diventa fondamentale coltivare le caratteristiche degli esseri umani che ci distinguono dalle macchine, ed il modo migliore per farlo è cantare”.
Canta ovunque, in qualsiasi momento Questi benefici sono gratuiti e accessibili a tutti. Abbiamo tutti una voce. Tutti possiamo cantare, anche se pensiamo di non essere capaci. C’è stato un tempo in cui tutti erano abituati a cantare. Si cantava in chiesa, attorno ai fuochi dei campi, a scuola. Mentre il canto di gruppo sta vivendo una rinascita, molti di noi non cantano più. Ad un certo punto qualcuno ci ha detto di stare zitti o che non eravamo capaci. La cantante inglese e direttrice di coro Sophia Efthimiou suggerisce che il canto è molto personale, un’espressione di suono che proviene da dentro di noi, quindi non possiamo fare a meno di prendere queste critiche molto personalmente e di lasciarle attecchire.
(…) Essere davvero stonati è relativamente raro e significa che non si è in grado di riconoscere una canzone. Se riesci a riconoscere una canzone, non sei stonato, semplicemente non sei abituato ad ascoltare e cantare. Sophia chiarisce:
“Quando la nostra voce emette la nota sbagliata possiamo sentirci malissimo, come se fosse un riflesso del nostro valore personale. Ma se puoi parlare, puoi cantare”.
Alzare la voce La cantante d’opera statunitense Katie Kat incoraggia tutti a cantare molto più spesso, indipendentemente dalle nostre capacità percepite. Il canto aumenta la consapevolezza di sé, la fiducia in se stessi e la capacità di comunicare e con gli altri. Diminuisce lo stress, ci conforta e ci aiuta a forgiare la nostra identità e ad influenzare il nostro mondo. Quando canti, la vibrazione musicale si muove attraverso di te, alterando il tuo stato fisico ed emotivo. Il canto è innato, antico e dentro tutti noi. È davvero una delle cose terapeutiche più efficaci che possiamo fare. Continua Katie: tuttavia, la società ha distorto le opinioni sul valore del canto. Il canto è diventato qualcosa riservato ai talenti d’élite o alle star, qualcosa che fa pensare a produttori, management, concerti – lasciando tutti gli altri con critiche distruttive della loro voce. Il canto, invece, è istintivo e necessario per la nostra esistenza. Non devi essere un cantante straordinario per godere dei benefici biologici del canto, e con la pratica i benefici aumentano.
Cantare crea una connessione
(…) Uno dei miei i ricordi preferiti del canto di gruppo è la vecchia tradizione scozzese a Capodanno di cantare “Auld Lang Syne”. Mia nonna e tutti i suoi amici si raccoglievano in un grande cerchio poco prima di mezzanotte. Tutti si tenevano per mano, e poi all’inizio del verso finale si tenevano per mano in un grande e solido abbraccio: quando la canzone finiva, tutti si precipitavano al centro, ancora tenendosi per mano. Era molto divertente e da giovane mi sentivo al sicuro, incluso e amato in quel circolo di cantanti. La frase “auld lang syne” si traduce approssimativamente come “per amore dei vecchi tempi”, e la canzone parla del preservare vecchie amicizie e ripercorrere gli eventi dell’anno. Una tradizione che vale la pena di far rivivere, considerando i benefici del canto in un gruppo.
Ciò che notiamo quando valutiamo le funzioni neurologiche di una persona che canta è che aree molto estese del cervello si illuminano, ovvero si attivano.
Ciò accade sia che si canti, sia che si pensi soltanto di cantare.
Queste aree includono sistemi motori, altri legati all’ascolto, alla programmazione e organizzazione di informazioni, alla memoria, al linguaggio (se cantiamo usando delle parole), e anche aree connesse alle emozioni.
Cantare, inoltre, incrementa (in senso neurologico, ndr) l’empatia e la relazione sociale.
La complessità dell’attività canora è impressionante per il cervello, anche se ad alcuni di noi può apparire un processo relativamente semplice.
La cosa notevole dell’atto di cantare è che, mentre lo facciamo, attiviamo il sistema (cerebrale, ndr) di ricompensa. Le emozioni ad esso correlate innescano il rilascio di dopamina, che è la componente chimica del piacere, del benessere.
Quindi, se vi piace farlo, cantare è una forma naturale di terapia: risolleva l’umore, innesca il rilascio di dopamina, e allena tutti quei sistemi e network di cui sopra, apportando benefici protettivi per il sistema nervoso, per la nostra salute psicofisica.”
Oltre ad avere effetti calmanti ed energizzanti, il canto ha benefici per l’apparato cardiovascolare, perché stimola le variazioni naturali del battito cardiaco. Lo studio sulla piattaforma scientifica online www.frontiersin.org
Che il canto sia un toccasana per la salute non è una novità: è da sempre usato in tutto il mondo come un rituale in moltissime religioni per i suoi effetti rilassanti ed energizzanti. Ma c’è di più: come afferma uno studio pubblicato sulla piattaforma scientifica online www.frontiersin.org,cantare ha anche effetti benefici sull’attività del nostro cuore.
La ricerca si è occupata di studiare come il canto, che implica una forma di respirazione guidata, coinvolga la variabilità del battito cardiaco (HRV) e l’aritmia respiratoria sinusale (RSA), una variazione naturale del battito che avviene durante un ciclo di respirazione: l’accoppiamento di questi fattori infatti, oltre a provocare biologicamente un effetto calmante, favorisce le funzioni dell’apparato cardiovascolare.
Lo studio è stato condotto su 15 ragazzi di 18 anni di ambo i sessi, tutti in buona salute. I soggetti dovevano eseguire vari pezzi, sempre in coro: canticchiare a bocca chiusa un singolo suono, respirando quando ne sentivano il bisogno; cantare un inno respirando liberamente, e infine recitare un mantra e respirare solamente tra una frase e l’altra.
Durante ogni fase dello studio, il battito cardiaco dei cantanti era monitorato insieme alla respirazione, la conduttanza della pelle e la temperatura delle dita. I soggetti eseguivano i loro pezzi sedendo in semicerchio, con gli occhi aperti, dopo aver fatto delle prove.
I risultati dello studio hanno mostrato l’evidente connessione tra tipo di canzoni, respirazione e battito cardiaco. Non solo: cantare all’unisono pezzi con una struttura regolare fa accelerare e decelerare simultaneamente i cuori dei cantanti. In conclusione, cantare in coro produce una respirazione profonda e regolare, che attiva l’aritmia respiratoria sinusale e provoca benefici per l’apparato cardiovascolare, oltre a stimolare l’attività del nervo vago, che regola funzioni quali l’umore, il sonno, l’appetito e la motivazione.
Il VOCAL TONING appartiene alle tecniche di Sound Healing, ossia guarigione con il suono: la vibrazione della nostra voce, in correlazione con i chakra, agisce a livello e mentale e ci riconnette con il nostro strumento, il corpo.
E’ affine ad altre tecniche di Sound Healing, come bagni di gong o trattamenti con campane tibetane, con una grande differenza: il VOCAL TONING usa attivamente il nostro stesso strumento, rendendoci artefici del nostro benessere. I suoni emessi massaggiano letteralmente il corpo dall’interno verso l’esterno, portando benefici immediati e, se praticati con costanza, duraturi.
Ancora poco conosciuto in Italia, sin dagli inizi degli anni ’80 il VOCAL TONING si è diffuso tra migliaia di persone, negli Stati Uniti come in Europa, che lo hanno utilizzato per la propria salute.
Non serve essere intonati o saper cantare, tutti possono praticare il VOCAL TONING per rilassarsi, eliminare le emozioni negative e ridurre lo stress.
E’ una pratica semplice con risultati significativi e profondi che, in momenti complessi, aiuta a mantenere l’equilibrio interiore ed alleggerirsi delle fatiche emotive.
Il Vocal Toning è una tecnica di sound healing (suonoterapia) speciale e diversa per molti motivi…
Si può praticare autonomamente, con la propria voce, non serve l‘intervento di un operatore o uno strumento esterno;
Si può praticare ovunque, la voce è sempre con noi, ed è la nostra;
La voce è gratis, Non serve acquistare nessuno strumento;
Ci coinvolge direttamente: scegliere di agire la propria voce per il benessere e l’auto-guarigione è già essere sulla strada verso l’obiettivo.
Ma… per molti (la maggioranza, in verità) la voce è ancora solo uno strumento di comunicazione o di espressione artistica, con il canto o il teatro, ma non c’è nessuna consapevolezza di quale strumento potente ed efficace sia per stare bene.
Per questo un blog sul Vocal Toning… per far conoscere questa pratica, per facilitare l’accesso ad informazioni disponibili in rete solo in lingua inglese, e quindi non immediate per tutti, per entrare in contatto con realtà affini del mondo del sound healing, e più in generale della ricerca del proprio equilibrio interiore.
Ma anche per diffondere la cultura del suono e della musica – non solo della voce – come strumenti di benessere e di evoluzione.
Nella cultura indiana, il Nada Yoga è una tecnica che cerca la trasformazione interiore attraverso il suono e il tono. Si basa sulla premessa che l’intero cosmo e tutto ciò che esiste – compresi gli esseri umani – consistono di vibrazioni sonore, o nadas.
Il Nada yoga utilizza vibrazioni sonore e risonanze per trattare varie condizioni spirituali e psicologiche. Aiuta anche ad aumentare la propria consapevolezza dei chakra e ad energizzarli. Il Nada yoga è considerato una delle tecniche di meditazione più potenti e fruttuose per calmare la mente. Usare musica e suoni per connettersi a uno stato di coscienza più elevato è una pratica molto comune nelle tradizioni spirituali indù, dove molte delle divinità sono musicisti: Krishna suona il flauto, Saraswati suona la veena e Ganesha ha creato i tamburi tabla.
La pratica di Nada yoga può iniziare con l’ascolto di suoni esterni. Scegliere una musica, armoniosa e preferibilmente solo strumentale, sedere tranquillamente e concentrare tutta la propria attenzione sulla musica.
Una volta che l’attenzione si sposta gradualmente dai suoni esterni ai suoni interni, il praticante si concentra su questi ultimi e la musica esterna può essere progressivamente abbassata.
I suoni interni possono spesso essere percepiti come campane, flauti o un rumore elettrico. Alcuni di questi suoni sono in realtà i suoni del corpo, come il flusso sanguigno o l’energia dei nervi.
Nel Nada Yoga la voce assume un ruolo centrale; la voce manifesta l’espressione più autentica della nostra personalità e delle nostre emozioni, tanto da poter dire che l’individuo si caratterizza maggiormente per il suo “suono”, più che per il modo in cui appare o agisce nel mondo.
Il Nada Yoga però ci dice qualcosa di ancora più radicale: ogni essere non è contraddistinto solo dalla sua voce, unica e irripetibile, ma anche da una vibrazione specifica, la tonica individuale. Quando la nostra voce e la nostra frequenza vibratoria sono allineate, le nostre energie sono nel pieno delle loro potenzialità, con evidenti effetti sullo stato psicofisico della persona.
La suonoterapia applica specifiche frequenze di suono e vibrazione a scopi terapeutici e per creare uno stato di benessere nella persona a livello fisico, emotivo e mentale.
La voce umana è il più potente di tutti gli strumenti per raggiungere questo scopo, perché agisce dall’interno, e l’effetto risulta amplificato.
La tecnica che si utilizza si chiama VOCAL TONING: creare specifici suoni vocalici o sillabe, senza parole o melodia, e poi lasciare che le vibrazioni si diffondano nel corpo.
E’ come un massaggio interiore, bisogna provarlo per capire perché non somiglia a nient’altro: percepisci come la vibrazione della voce lavori su singoli punti del corpo, riportandoli in equilibrio.
Nella tradizione religiosa indiana questi punti corrispondono ai chakra, per chi ha familiarità con questo concetto, centri di energia presenti nel corpo che presiedono alle funzioni organiche, psichiche ed emotive dell’individuo. I principali sono sette e sono distribuiti lungo la colonna vertebrale, dall’osso sacro fino alla sommità della testa.
Con il VOCAL TONING si agisce sui singoli chakra con suoni diversi per riequilibrare eventuali scompensi che si traducono spesso in disturbi fisici ed emotivi e in vere e proprie patologie.
Non è necessario avere nozioni sul sistema dei chakra o anche, banalmente, “crederci”: se ci si concentra su un punto del corpo, se si proietta la voce e l’intenzione in quel punto, la vibrazione agisce, chakra o non chakra.