La prima manifestazione dell’uomo, nel momento della nascita, è la sua voce. La voce del neonato si fa sentire mentre dichiara: SONO VIVO!
Il bambino cresce, e con l’ampliarsi del suo panorama emotivo cresce anche l’espressività della sua voce. Fin dai primi tempi, inconsapevolmente sperimenta la sua voce, grida, piange, ride a crepapelle senza mai perdere la voce. La varietà di suoni e di espressività della voce di un bambino è stupefacente.
Che cosa succede crescendo, che ne è della voce multiforme del bambino una volta diventato adulto?
La possibilità di espressione, direi la possibilità di usare liberamente la voce, si inaridisce, diventa sterile, fissa e monotona. Ma perché succede? Perché le mille sfumature della voce di un bambino si sono ridotte a una manciata? I diversi colori, i diversi timbri… che fine fanno?
Intrappolati, costretti, questa è la spiegazione.
La voce è diventata una mera funzione: comunicare, raccontare, ordinare, pregare… in queste funzioni restano fiochi barlumi delle possibilità espressive della voce. Il tono piatto della comunicazione, il tono empatico del racconto, la perentorietà dell’ordine, il lamento o il fervore della preghiera. Categorie.
Il mondo variegato e poliedrico della voce del bambino, che esprime un mondo interiore fatto di possibilità, si è irrigidito in categorie, compartimenti non comunicanti tra loro.
La nostra società costringe la voce in ruoli. La inibisce, e con essa inscatola soggetti singoli in categorie che cancellano l’unicità di ogni persona. La anestetizza, ne appiattisce le caratteristiche.
No. La voce non può essere solo questo. La poliedricità che era della voce del bambino può ancora dirompere, emergere dalla calma piatta e inespressiva che è diventata, e tornare ad essere vita. Come il primo vagito del neonato.
La voce è l’incarnazione della personalità.
Sembra un paradosso: la voce, impalpabile, incarna la personalità, le dà forma, le dà vita, la rende percepibile, ne disegna i tratti. Ma questo è la voce: pura sinestesia. Una voce dolce, una voce buia, una voce morbida.
La voce è meraviglioso mistero.